L’ uomo e la Storia: nulla cambia sotto il sole
L’uomo e la storia: nulla cambia sotto il sole
I
Nel corso dei secoli, l’umanità ha conosciuto progressi straordinari nella scienza, nella tecnologia e nel benessere materiale. Dalla scoperta del fuoco all’intelligenza artificiale, il progresso è stato prima lento, poi sempre più rapido, fino alla frenesia che caratterizza il nostro tempo. Eppure, c’è un aspetto della nostra esistenza che sembra immune al cambiamento: il comportamento umano, tanto nelle relazioni individuali quanto in quelle tra le comunità .
Se ci fermiamo a leggere gli scritti sin dai primi autori dell’antichità, ci accorgiamo di quanto poco siano mutati i rapporti tra gli uomini. Ci sono pagine che potrebbero essere state scritte oggi, semplicemente cambiando i nomi dei protagonisti.
La storia si ripete, e con essa le dinamiche umane, con le stesse illusioni, gli stessi errori e le stesse tensioni che accompagnano la società da millenni.
Platone, ne "La Repubblica", parlava di come la libertà, se non guidata dalla virtù, degeneri in licenza, e di come i giovani, incoraggiati da questa libertà estrema, tendano a rifiutare l’autorità e il rispetto per le tradizioni. “Il maestro teme e lusinga gli alunni, e gli alunni non rispettano i maestri”, scriveva oltre duemila anni fa. Una critica che oggi suona sorprendentemente familiare: il dibattito sul ruolo dell’educazione, sul rispetto delle regole e sulla ribellione giovanile non è mai cambiato.
Tucidide, nella sua "Guerra del Peloponneso", descrive il crollo dei valori morali in tempo di guerra e l’ipocrisia dei trattati internazionali. Gli Stati firmavano patti e giuramenti solo per violarli quando diventavano scomodi, giustificando le loro azioni con la necessità o con la ricerca del bene comune. Cambiano i nomi, ma il copione è sempre lo stesso: guerre che scoppiano per futili motivi, alleanze tradite, dichiarazioni di pace che celano strategie belliche. Le cronache odierne non fanno che confermare questo eterno ritorno delle stesse dinamiche.
Seneca ammoniva sulla vanità della ricerca del potere e sulla fragilità dell’animo umano di fronte alle lusinghe della ricchezza e dell’ambizione. I suoi insegnamenti, scritti in un’epoca di intrighi e congiure a Roma, potrebbero tranquillamente applicarsi alla politica moderna, con i suoi giochi di potere, le promesse non mantenute e la lotta per il controllo.
Cosi’ come da quando esiste l’ uomo esiste l’arte di vincere sui fatti con le parole.
Ben lo sapevano gli antichi Greci e Romani,che ponevano la retorica al primo posto nella formazione culturale di un giovane, considerandola l’arma più affilata dell’intelligenza umana: non tanto per dire il vero, ma per convincere: ciò che conta non è la realtà, ma la percezione che se ne costruisce. E molto spesso, le parole vincono sulla verità.
Così è sempre stato e così continua ad essere, sopratutto oggi che l’effetto delle parole viene moltiplicato all’infinito dai sempre più potenti e invasivi mezzi di comunicazione:
si cambiano le prospettive, si sposta l’attenzione, si capovolge la realtà.
Oggi come allora, le parole più appropriate possono coprire i fallimenti,ribaltare i giudizi, anestetizzare i problemi.
Il fatto nudo è debole, il racconto ben costruito è invincibile.
I sofisti di un tempo sono stati sostituiti da schiere di politicanti,pseudo comunicatori, influencer: e chi padroneggia al meglio il mezzo di comunicazione, spesso vince anche senza aver ragione.
L’illusione del progresso morale accompagna ogni epoca. Si crede sempre di essere più evoluti, più saggi di chi ci ha preceduti, ma gli stessi errori, gli stessi conflitti e le stesse debolezze si ripresentano puntualmente. Nonostante le conquiste scientifiche e tecnologiche, l’uomo resta prigioniero dei suoi istinti e delle sue pulsioni, oscillando tra speranza e inganno, tra idealismo e cinismo.E la Storia purtroppo ci dice che i secondi casi hanno sempre prevalso sui primi.
Forse la vera sfida per il futuro non è solo innovare, ma riconoscere la nostra natura immutabile e trovare il modo di gestirla con maggiore consapevolezza. La tecnologia ci ha reso più veloci, più connessi, ma non necessariamente più saggi. La lezione della storia è chiara: finché l’uomo non imparerà dai propri errori, il passato continuerà a ripetersi sotto nuovi nomi, in nuove forme, ma con lo stesso cuore antico.
Ma allora, se tutto si ripete, se davvero nulla cambia… perché raccontare ancora la storia? Perché indignarsi, sperare, combattere?
Forse perché questa è la duplice natura dell’uomo: capace di sapere e dimenticare, di imparare e ricadere. La conoscenza della storia non è una garanzia, ma un tentativo: quello di non commettere due volte lo stesso errore nello stesso modo.
Il sapere che certi meccanismi si ripresentano (ciclici e inevitabili) non ci deve paralizzare, ma al contrario, può darci strumenti per affrontare il nostro vivere con maggiore coscienza, spirito critico, e lucidità.
Ed è proprio questa consapevolezza che oggi manca, sommersa dalla valanga di allarmi, semplificazioni e indignazioni artificiali che ci vengono quotidianamente servite dall’informazione-spettacolo.
Conoscere la storia, allora, è un atto di resistenza: non per cambiare il mondo , ma per capirlo, accettarlo, e sopratutto viverlo con più serenità.
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Alcuni passi di scrittori che,pur vissuti secoli fa, sono a noi contemporanei per l’attualità di quanto scrivono:
Platone La Repubblica (Libro VIII, 562b-563e)
“Il padre si abitua a diventare simile al figlio e ad averne paura, e il figlio si abitua a diventare simile al padre e a non averne né rispetto né timore, affinché sia libero. Il meteco si equipara al cittadino e il cittadino al meteco, e lo stesso fa il forestiero. […] L’insegnante ha paura e lusinga gli scolari, e gli scolari non si curano degli insegnanti né dei loro tutori. In generale, i giovani si mettono alla pari degli anziani e disputano con loro nelle parole e nelle azioni; e i vecchi, per non sembrare troppo severi e dispotici, cedono ai giovani e finiscono per comportarsi come loro.”
Tucidide La guerra del Peloponneso (Libro V,85-116)
Discorso degli Ateniesi ai Meli:
“ Bisogna che da una parte e dall’altra si faccia risolutamente ciò che è nella possibilità di ciascuno e che risulta da un’esatta valutazione della realtà. Poiché voi sapete tanto bene quanto noi che, nei ragionamenti umani, si tiene conto della giustizia quando la necessità incombe con pari forze su ambo le parti; in caso diverso, i più forti esercitano il loro potere e i più deboli vi si adattano.”
Polibio Storie (Libro VI)
“Le costituzioni si trasformano per la natura stessa degli uomini, perché ciascun regime contiene in sé i germi della propria rovina.
La monarchia degenera in tirannia; la tirannia, abbattuta, lascia spazio all’aristocrazia, che a sua volta decade in oligarchia. Quando l’oligarchia diventa insopportabile, il popolo si solleva e instaura la democrazia, ma con il tempo questa si trasforma in oclocrazia, il governo della folla priva di controllo, fino a che un nuovo monarca non prende il potere e il ciclo ricomincia”
Niccolò’ Machiavelli Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio (Libro I, Capitolo II)
“E veramente è cosa maravigliosa a considerare, come in tutte le cose del mondo le medesime revoluzioni si trovino. Perché tutte le città, tutti i popoli hanno sempre i medesimi desideri e umori, e hanno sempre avuti e avranno le medesime passioni, talché si vede accadere nelle stesse nazioni le medesime vicende.”